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Impiego PA, il Ministro: «Temo di più l’assenteismo “intellettuale”»

Pubblicato il 27 Novembre 2022 - 14:00

Impiego PA, il Ministro: «Temo di più l’assenteismo “intellettuale”»

Impiego PA, il Ministro: «Temo di più l’assenteismo “intellettuale”» Il sena­tore di Foza Italia Paolo Zan­grillo, eletto nel collegio uni­nominale Piemonte 04 (Ales­sandria), è il nuovo Ministro per la Pubblica Amministra­zione del governo Meloni. Riportiamo parte dell’intervista condivisa dal sito ufficiale della FUNZIONE PUBBLICA

Come possiamo immaginare, il nuovo ministro, sulla scia del predecessore FI, ha un approccio decisa­mente imprenditoriale nell’avvicinamento al suo nuovo dicastero.

Ministro, quali sono stati i primi incontri che ha svolto?

«Con la struttura del Mi­nistero: i primi giorni sono stati dedicati a ricostruire la squadra, perché quando cade un Governo cessano anche le figure legate direttamente al Ministro. Ho fatto molti in­contri e studiato i dossier per capire quali sono i progetti in pista e le attività da prendere in carico».

Dal Piemonte, cosa Le è stato già segnalato?

«In Piemonte mantengo la carica di coordinatore regio­nale di Forza Italia, ho par­tecipato anche al primo coor­dinamento da quando sono Ministro. Ricevo moltissime sollecitazioni dal territorio: per il Piemonte avere dei è una grande opportunità.

Cercherò di essere il più presente pos­sibile, rispettando le attività del ministero che mi assor­bono tantissimo tempo: il contesto attuale ha i colori del dramma, si sta lavorando alla legge di Bilancio 2023 per af­frontare le emergenze come il caro energia, l’inflazione e da­re risposte a famiglie e im­prese».

Come si fa a valutare il merito nella Pubblica Am­ministrazione?

«La PA ha 3,2 milioni di dipendenti e ha bisogno di funzionare bene. Deve disporre di competenze adeguate, tenere piani di formazione, fornire gli strumenti che servono soprattutto in questa fase di profonda trasformazione.

Un’organizzazione, per funzionare, ha bisogno di persone che sappiano lavorare insieme e che abbiamo la consapevolezza che ci sia un premio e un riconoscimento.

I dirigenti hanno molta responsabilità: oltre a far andare avanti la macchina tecnicamente, devono sapere come far crescere il capitale umano, la loro capacità di performare e i comportamenti organiz­zativi efficaci.

Il livello di formazione deve essere adeguato e stimolante: generalmente, chi non è contento tende a fare un passo indietro. La sfida è superare la narrazione di una Pubblica Amministrazione lenta».

In cosa il pubblico dovreb­be copiare dal settore pri­vato?

«C’è l’abitudine a distingue­re tra pubblico e privato, ma è una distinzione che compren­do sempre meno. Ho fatto il manager di aziende private e situazioni pubbliche e ho visto che in entrambe occorre sem­pre una forza lavoro di per­sone che hanno caratteristi­che, competenze e motivazio­ne. Non vedo distinzione tra pubblico e privato».

Per chiudere in leggerez­za: la PA è un settore ber­saglio di satira, ironia e luoghi comuni. Come af­fronterà le provocazioni?

«Combatterò questi luoghi comuni! Quello più diffuso è dei furbetti del cartellino e dei fannulloni. Ma sono convinto del fatto che su 3,5 milioni di dipendenti, il 99% sia per be­ne: sono invece preoccupato per l’assenteismo intellettua­le, ovvero persone in presenza ma distratte perché scarsa­mente motivate».


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